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L'Anfiteatro Avellano, questo sconosciuto.

17/8/2020

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Mi piace immaginare che l'architetto di allora, dopo aver individuato l'area più congeniale alla costruzione e averla fatta spianare, predisponendola ad accogliere la struttura nella direzione NE-SO, così da appoggiarla in modo tale da sfruttarne la pendenza per il meglio lungo il lato lungo, si sia posizionato al suo centro per far conficcare proprio lì un robusto paletto, intorno al quale si sarebbe sviluppata poi concretamente tutta la sua visione progettuale.

I parte.


Tutto è nato da lì, da quel palo conficcato al centro di quel terreno spianato di fresco. (Post della pagina Facebook del 3 Giugno 2020)
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La posa del cippo, un momento di grande emozione.
A parte il gran lavoro che c’era stato in precedenza per spianare, tagliare alberi, sradicare, spostare massi e detriti alluvionali, demolire vecchi ruderi di abitazioni abbandonate da tempo - testimonianza di un passato ricco e di vicende bellicose anche drammatiche all'interno delle vecchie mura della città più antica - e a parte tutta la mole di lavoro, che da lì in poi ci sarebbe stata con il cospicuo impiego di maestranze, strumenti, attrezzi e macchine da costruzione di ogni tipo, quello della posa del cippo al centro dell’arena del futuro anfiteatro (vicino al quale sarebbe stato conficcato poi il palo con in testa lo strumento che gli abellani avevano ricevuto in dotazione già dai loro antenati di antica discendenza etrusca, la gruma) era certamente il momento più importante ed emozionante per un popolo in ripresa, in modo particolare per il progettista, che vedeva finalmente l’inizio del materializzarsi di quel grandioso edificio, esempio così raro nella vasta “Campania Felix”, di cui non si conoscevano di simili neppure in tutto il vasto mondo di cui Roma era padrona. (Post della pagina Facebook del 5 Giugno 2020)

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La direzione degli assi.
Doveva essere primavera inoltrata quando iniziarono i lavori di spianamento e movimenti di terra per la costruzione dell'Anfiteatro. La direzione dell'asse maggiore era già stata decisa da tempo e nulla era stato lasciato al caso proprio per la straordinarietà di quell' intervento. Abella, città indomita e fiera, sotto il protettorato di Roma e sua provincia da più di un secolo, in pieno splendore, era illuminata da un sole alto all' orizzonte ma che spuntava appena al di là dei suoi alti monti. Quel sole, in quel punto, era la posizione a cui bisognava mirare, quando il topografo posizionò il suo strumento al centro della spianata. (Post della pagina Facebook del 11 Giugno 2020)
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II parte.
Erano trascorsi circa due secoli dall'edificazione del primo tracciato murario dell'antica città di Abella. Mentre si stavano portando a compimento i lavori di restauro di quella vecchia cinta, con ampliamento per inglobare anche il nuovo edificato, iniziavano i lavori per la costruzione dell'anfiteatro, segno di rinnovato splendore per una città che aveva subito un dura crisi politica, economica e militare.
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Le maestranze erano all'opera per completare nei tempi stabiliti lo spianamento del suolo, il sole era sufficientemente alto da sporgersi dagli alti monti proiettando un'ombra lunga dall'asta verticale con su in testa la groma, ben salda e ancorata al cippo, che indicava proprio quella direzione dove sorgeva il sole. Quella stessa direzione che gli agrimensori romani già conoscevano da quando si erano apprestati a frazionare il suolo per l'insediamento dei presidi militari, per tracciare l'asse maggiore delle nuove città da far nascere o da romanizzare e per dividere in centuratio il territorio da assegnare ai valorosi comandanti delle legioni conquistatrici. Quella direzione era anche la stessa dell'asse principale che la città di Abella aveva assunto a seguito del riassetto urbanistico conseguente alla sua romanizzazione. L'asse, di direzione Est in quel punto, e in quel vasto territorio, aveva una inclinazione verso Nord che noi oggi possiamo denominare di 15°, ma che ai misuratori del tempo interessava ben poco definirlo così, visto che per loro l'utilità era conoscere l'angolo retto, cioè le direzioni ortogonali, e ovviamente quella perpendicolare per erigere le costruzioni in altezza, dividendolo praticamente in multipli e sottomultipli. Fu proprio a questa operazione che l'architetto campano costrinse il geometra romano. Infatti al nostro progettista interessava che l'asse prendesse tutt'altra direzione, spiegando al perplesso interlocutore che l'ombra proiettata era troppo lunga e fin troppo in asse, mentre la brezza di terra, che di tanto in tanto, incrinando i piombi del prezioso strumento, li spostava nella direzione opposta all'asse. Troppo diverso, e sbagliato, per ciò che aveva previsto e studiato. Così d'impulso, impugnando lui stesso l'asse, impresse allo strumento quella rotazione, più coerente al suo progetto, rivolta verso nord-est, cioè in quella gola dove i monti più si allontanavano e più si innalzavano, per realizzare quel grandioso edificio da poter essere contenuto in quell'angusto spazio proprio a ridosso di quelle mura rimesse a nuovo. Oggi, con i nostri strumenti e metodi di misurazione, lo indichiamo in direzione di 55° da Est in direzione Nord. Lo scopo a lui era ben chiaro, quello di adattare meglio il suo edificio alle caratteristiche geomorfologiche, meteorologiche e di illuminazione del luogo prescelto.
Continua. (Post della pagina Facebook del 29 Giugno 2020)

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