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A proposito di Beni Culturali. Quando si perde la bussola.

28/9/2015

16 Comments

 
"Museo in Piazza" presentato in Avella da Clanioinarte, un progetto  co-finanziato con fondi Piano di Azione Coesioni, dal 26 al 27 Settembre 2015.
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​Reperti archeologici svenduti, esposti male e messi a repentaglio in piazza a contorno di altre eventi programmati per le due serate.
Lo raccontano anche le foto che girano sul web. Eccone una selezione dal profilo facebook di Marianna Pedalino che lo dimostrano inequivocabilmente. 

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​Vetrine incustodite, appoggiate in precario equilibrio (vedasi zeppette sottostanti) su una base improvvisata, fili elettrici volanti e neanche un minimo di spiegazione sui reperti.
16 Comments
Domenico Biancardi
28/9/2015 10:50:13 pm

non era una sagra paesana.
Era un mix tra gastronomia ed esposizione museale.

Reply
Armando Sodano
29/9/2015 02:16:24 am

Diciamo allora “archeologia e gastronomia” servite nello stesso piatto in piazza con l’Antiquarium a 300m.
Sindaco, nessuna polemica!
E’ stata una bella festa con buoni risultati per i partecipanti e per chi l’ha organizzata. Ho voluto soltanto porre l’attenzione sulla gestione dei “tesori” di Avella che, secondo il mio modesto punto di vista, non possono essere “svenduti”, e messi a repentaglio, in piazza; non essendo neppure colpa del sindaco se ciò sia avvenuto.
Si possono avere, in proposito, opinioni diverse senza che ci sia nulla di male.

Reply
Carmine Perillo
29/9/2015 05:31:39 am

Armando, carissimo, cosa c'è che non va nel mettere l'arte e la storia in una piazza. Principalmente nei luoghi dove la storia ha svolto il suo corso?
Colgo l'occasione per inviarti un saluto e per estenderti un sentimento di stima.

Reply
Armando Sodano
29/9/2015 09:52:51 am

Grazie Carmine per i saluti e la stima che ricambio con altrettanta amicizia.
Ritengo l’arte al di sopra di tutto e, per quanto ciò sia opinabile, non va servita come contorno.
Nel caso si tratta, invece, di reperti archeologici di 2500 anni e più, che raccontano la storia, che dovranno continuare a raccontarla per molti anni ancora. Se poi a realizzarli sono stati artisti di allora, per me sono oggetti “sacri”. Ecco perché ho espresso un’opinione un po’ fuori dal coro.
Ora faccio una domanda a te: per quanto tempo ancora pensi che potranno continuare a raccontarla, la storia, se si persevera a utilizzarli in questo modo?
Dal tuo post intuisco che dai importanza al “contesto” per comprendere meglio la storia: sono pienamente d’accordo con te. Ma quale contesto migliore dell’Antiquarium , a quattro passi, luogo preposto, ove la storia è anche ben documentata, poteva esserci? Invece è stato svuotato per riempire una piazza, secondo me, distratta da altri eventi e soltanto per l"effetto".
Ne è valsa la pena? Valutando soltanto "rischi e benefici", per come la penso io sull'uso dei beni culturali, secondo me no!

Reply
Carmine Perillo
4/10/2015 02:15:06 am

Armando, ora che ho sentito diverse campane, sono d'accordo con te. Museo subito. Piuttosto che fare è meglio fare bene e con stile. Un abbraccio.

Reply
paolo romano
29/9/2015 03:20:32 pm

L'arte chiusa nei musei non sempre è la possibilità unica di fruizione. I reperti sono stati esposti nella massima sicurezza, con vigilanza anche notturna, e controllo continui diurno. La manifestazione pane ammore e tarantella non è una sagra paesana ma pure se lo fosse niente di male. Tra l'altro vi era una voluta contiguità ma non promiscuità tra le due iniziative complementari con una divisione chiara dei luoghi. L'intento era quello di unire 'sacro' e 'profano', archeologia e modernità (video mapping) e il numero dei visitatori del museo in piazza penso abbia confermato la bontà della scelta. Poi tutto.è migliorabile.ma l'idea dell'arte per pochi e autoreferenziale non mi ha mai convinto. Per me fa re ciò è tutt'altro che svendere la cultura.

Reply
Armando Sodano
30/9/2015 02:08:03 am

Condivido, Paolo, che l’arte non deve essere per pochi e neppure autoreferenziale, però quando la si mostra lo si fa in un “contesto” per farne comprendere il messaggio.
Se poi a essere mostrati sono dei reperti archeologici, che come tutti i reperti sono oggetto di studio perché raccontano la storia, a maggior ragione il “contesto” è necessario se si vuol far comprendere il loro “contenuto” storico, altrimenti diventano semplicemente oggetti da guardare.
Non bisogna dimenticare, inoltre, che siamo ad Avella il regno del vento, forte ed improvviso. Non c’è stato ma se ci fosse stato altro che vigilanza!
Non so se hai visto il filmato di quel bambino che è inciampato ed ha sfondato un dipinto prezioso del nostro 600: sai quanti incidenti del genere succedono, devastando irrimediabilmente opere che il tempo ci ha consegnato? Per evitarli bisogna prevenire gli incidenti, e per essere anche degni di averle ricevute bisogna preservarle per le generazioni future.
Forse, però, hai ragione tu, perché senza i reperti in piazza, il “video mapping” sarebbe risultato senza una degna cornice, anche se io sono sempre più convinto che se invece dei reperti, in piazza, ci fosse stato un manifesto dei reperti con una bella freccia che indicasse l ‘Aniquarium, Avella, con la sua storia antica, ne avrebbe guadagnato di più.

Reply
Halyna Pronina link
1/10/2015 10:49:25 am

Secondo me, il motivo per non esporre gli oggetti da museo in piazza, in mezzo ad un "mix tra gastronomia ed esposizione museale", potrebbe essere lo stesso per cui la "Gioconda" di Leonardo non è stata mai presentata in un contesto simile. Forse l'esempio è un po' estremizzato, però rende l'dea più chiara.
Il valore di un bene culturale, di una opera d'arte, di un reperto archeologico sta nella sua importanza culturale per la gente, nel desiderio di vederlo, di acquistarlo, di custodirlo. Valorizzare un bene, secondo me, non significa facilitare il modo di raggiungerlo, ma far nascere nella gente la neccessità di raggiungerlo in tutti i modi e a qualsiasi costo.

Reply
paolo
4/10/2015 08:48:30 am

Non confondiamo i livelli. Da un lato si fanno azioni di promozione a mediò e lungo termine, dall'altro azioni nel breve. Questa iniziativa rientra tra queste ultime e non vuole e non può sostituire le altre. Le azioni i valorizzazione sono complesse e integrare. Permettere a circa 2000 persone di conoscere una,realtà di Avella spesso ignorata è un risultato, secondo me, importante . I musei archeologici campania ostinano di visitatori, penso a nola senza andare a quello sull'isola di ischia. Creare domanda è fondamentale ma far incontrare domanda e offerta non è reato. Poi non è vero la gioconda no, ma tanti beni culturali escono dalle mura dei musei.

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Michele Amato link
1/10/2015 03:03:56 pm

Leggevo dell'opinione dell'amico Armando Sodano su "Pane Ammore e Tarantella" e Museo Archeologico all'aperto, a mio modo di vedere, non condivisibile per vari motivi. Il primo è che quella organizzata dai giovani di Avella, dal sottoscritto e dai miei amici non è una sagra ma una festa dell'arte, della cultura e della gastronomia, dove hanno preso parte artigiani della pietra, del cuoio,pittori, scultori, artigiani dei tessuti inoltre sono stati occupati i portoni antichi e palazzi del centro storico. La musica era quella popolare e le scenografie erano straordinarie e a tema, la riproduzione degli ombrelli volanti è stata un successo. Il secondo motivo è che aggiungere alla nostra festa il videomapping e il museo archeologico all'aperto è stato qualcosa di veramente straordinario, tutto questo per far avvicinare la gente alla storia e alle proprie origini. Io credo che prima di scrivere e pubblicare un opinione bisogna partecipare e rendersi conto di ciò che si sta organizzando. I reperti archeologici non sono stati svenduti ma semplicemente collocati nel posto giusto ! ! ! Bisogna assolutamente ripetere l'evento! ! ! ! www.avellarte.it

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Halyna Pronina link
2/10/2015 12:45:33 am

Michele, la festa dell'arte, della cultura e della gastronomia è ben riuscita, la musica popolare e le scenografie sono state straordinarie e a tema, la riproduzione degli ombrelli volanti è stata un successo, il videomapping è stato qualcosa di straordinario... E sicuramente tutto questo, incluso l'impegno degli organizzatori, è stato apprezzato dai partecipanti e dai visitatori. Ma in questione è un altro argomento. Per non prolungare la discussione esprimo solamente la speranza che un giorno i giovani di oggi non abbiano più necessità di vedere il museo all'aperto, ma andranno a fare le file in un posto allestito e custodito come si deve, che si chiama Museo.

Reply
Gruppo Archeologico "Terrae Mater" link
2/10/2015 12:09:47 pm

Quello dell'esposizione dei reperti in piazza nel contesto di una iniziativa per quanto interessante, certamente non di spessore culturale, non giustifica come positiva tale scelta. L'iniziativa per quanto lodevole credo abbia peccato di superficialità anche da parte delle autorità preposte alla tutela, crediamo che al di la della presenza di volontari prestati alla custodia dei reperti in questa occasione siano venuti a mancare le garanzie che spesso tali organi chiedono per muovere reperti o opere d'arte da un contesto ad un altro.
Riteniamo il luogo deputato per l’esposizione le sale del palazzo Baronale, luogo storico per eccellenza ad ospitare tali manufatti, non a caso sono stati investiti ingenti somme per il restauro del Palazzo e per l’allestimento delle sale dotandole di sistemi di sicurezza, e pensare che il tutto era li a pochi passi. Se così non fosse potremmo provocatoriamente esporre i reperti ogni lunedì su di una bancarella nel contesto del Mercato settimanale anche perchè quest'ultimo ha una propria storia ben più ricca, ritenendo anche il Mercato un pezzo di storia di Avella da rivalorizzare, di duecento anni rispetto alla manifestazione in questione.
Sbagliata l’iniziativa dell’esporre in piazza anche perché qui i reperti fungono da corollario e non sono essi elementi caratterizzanti della manifestazione. Pensare di coattare la cultura, i reperti in questo caso, è un modo sbagliato di propinarla. Il patrimonio dei Beni Culturali che Avella possiede necessita di altri veicoli per la sua valorizzazione. Qui si tratta di saper proporre e di saper “vendere” il prodotto, e i Beni di cui Avella dispone vanno proposti, “venduti” nelle sedi opportune per valorizzarli. Per valorizzarli bisogna anche che si investi.
Ultimamente ad Avella è sorto un organismo tanto desiderato dal nostro primo cittadino, chi meglio di quest’organismo può fare tali investimenti? Il resto è solo mero populismo!

Reply
paolo romano
4/10/2015 08:54:19 am

Due precisazioni. La sicurezza dei reperti non,era garantita da volontari ma da tutto ciò che prescrive la normativa e il buon senso, inclusa vigilanza armata h24. Seconda precisazione il museo sarà accolto nella sua sede definitiva a conclusione lavori. Visto che il palazzo è a pochi metri non potrebbe,essere stato un.primo passo quello del museo in piazza?

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Armando Sodano
5/10/2015 02:41:09 pm

A parte la normativa, soprattutto il buon senso non avrebbero dovuto consentire affatto l’esposizione dei reperti archeologici, e in quel modo, in piazza. Altro è esserci riusciti a portarceli e averceli tenuti per due giorni senza danni, ma più per caso – buone condizioni atmosferiche e pochi visitatori - che per le precauzioni adottate. Ripeto, proprio perché l’Antiquarium era a due passi, non sarebbe stato meglio metterci una freccia a indicarlo così si sarebbero potuti gustare in un contesto più appropriato? Poi ci si lamenta che l'Antiquariumnon è poco visitato!

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Paolo Romano
6/10/2015 12:23:14 am

Questo discorso sulla fortuna avuta che ha permesso che non succedesse nulla perplesso perchè, ripeto, ci si è attivati con tutte le procedure del caso. Secondo aspetto, non secondario, tutto è stato fatto in collaborazione stretta con i locali uffici della soprintendenza (soprattutto in materia di spostamenti e tutela). Il discorso però lo accetterei se fosse stata una iniziativa una tantum tanto per. In realtà Avella ha avviato una serie di interventi sui siti storici, penso all'illuminazione dei monumenti e al recupero alla fruizione ottimale delle Tombe Romane, che fanno capire che si tratta di un discorso organico di intervento. Non a caso lo stesso Museo sarà allocato in una nuova sede a brevissimo. E proprio il progetto ClanioinArte tratterà anche questi temi nei seminari e convegni che si terranno durante questa progettualità. Poi ripeto è una questione dalla quale non se ne esce, sono due visioni diverse. Io sono per l'arte vissuta e condivisa nelle forme più ampie (che non significa svenderla o depauperarne il valore) altri ritengono più consono vivere l'arte all'interno dei luoghi "sacri" dell'arte. Non credo sia facile trovare una posizione condivisa ma penso sia normale. Che i musei archeologici poi siano poco visitati, provate ad andare a quello di Lacco Ameno che ha numeri risibili nonostante la presenza della "Coppa di Nestore" e sia in un luogo fortemente turistico come l'isola di Ischia, il discorso merita un approfondimento ulteriore e una analisi che, credo, possa e debba prescindere dal portare il museo in piazza.

Reply
Armando Sodano
6/10/2015 11:08:28 am

L’arte vissuta nella promiscuità e consumata come contorno non la condivido. Portare il “Museo in piazza” è condivisibile soltanto se il fine è la “conoscenza”, tant'è che quando lo si fa, generalmente, vengono accoppiate anche attività culturali e di laboratorio attinenti. Se ad Avella è stato fatto, tanto di guadagnato e complimenti a tutti.

Per il resto, al di là di ogni discussione o polemica - non voluta -, qualora se ne avesse bisogno, AbellArte è a disposizione per tutte quelle iniziative compatibili con l’obiettivo che si è dato: valorizzare il territorio attraverso l'arte e i suoi operatori.

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