È il percorso, che nel suo dipanarsi permette di traguardare progressivamente e a tutt’arco la morbida distesa dei verdeggianti castagneti - a quota 800 metri - del Monte “Campimma”, il caratteristico toponimo del dialetto nostrano derivato -secondo l’interpretazione considerata più che attendibile - dalla contrazione della locuzione latina di Campus imus, per indicare il Campo o il Pianoro di altura molto più in basso rispetto ai sovrastanti e bei panneggi dei Pianori del Campo di Summonte e del Campo Maggiore, terminali dei rilievi che s’inarcano tra rocce, forre e dirupi, per innestarsi nella dorsale dei Monti Avella, e che fanno parte dei territori comunali di Summonte e Mercogliano, su cui vigila Montevergine, con il Santuario di Mamma Schiavona. E c’è da notare che imus-ima-imum è l’aggettivo di grado superlativo derivato da infra, la preposizione che in lingua latina significa sotto, per denotare appunto che “Campimma” è il Monte che è situato su una quota inferiore - intorno ai 500 m sul livello del mare - rispetto ai Pianori citati.
La digressione etimologica…dettata dall’” inutile” latino -e della quale si chiede venia al paziente lettore- permette altresì di evidenziare che proprio sulla sommità… di “Campimma” è collocata la piastra bronzea rappresentativa di uno dei 20 mila punti geodetici o trigonometrici che costituiscono i riferimenti basilari per l’universale convenzione adottata nella misurazione dei siti e delle distanze dei territori, in funzione dell’elaborazione delle carte topografiche ufficiali di interesse nazionale, tra cui quella del Catasto; elaborazione, che fa capo all’Istituto geografico militare, importante articolazione di assoluto valore tecno-scientifica dello Stato. Senza dimenticare che nelle vicinanze del punto geodetico di “Campimma” è operativa da alcuni anni una stazione di rilevamento-meteo dell’Osservatorio di Montevergine.
Al di là di questi…dettagli, nel segno della configurazione delle Tore ha preso forma e…vita l’iniziativa, promossa ed organizzata dal Gruppo archeologico “Amedeo Maiuri”. Una passeggiata di otto chilometri, quella di domenica, animata da una quarantina di partecipanti, con raduno…di partenza, nell’area di pertinenza dell’edificio del Muliniello - attualmente interessato da un significativo intervento di restyling, che lo renderà moderna struttura ricettiva- in cui per secoli sono state attive le apparecchiature e le pale del Mulino ad energia idraulica assicurata dal Clanio, quando ancora era copioso di flussi d’acqua costanti e potenti, mentre da tempo è diventato un torrente, spesso in secca.
A costituire la prima sosta dell’escursione, attraversando l’ampia sentieristica delle Tore, era la località “Palazzuolo”, per …conoscere e visitare il fabbricato a due piani che vi insiste e risalente al ‘700. Un ben strutturato modello di edilizia rurale a servizio di una masseria, anche se allo stato attuale è parzialmente diroccato; un complesso che è stato agibile fino agli anni ’50 del secolo scorso, conservando quasi integro e funzionante un ingegnoso sistema di raccolta e di utilizzo delle acque meteoriche, con un impianto murario in cui spicca la presenza di tubuli in terracotta.
L’incanto della solatia ed ariosa località “Palazzuolo” non parla di sé, tuttavia e soltanto, con il rustico edificio, che le dà l’indicazione nella mappa topografica; nei suoi paraggi, gli escursionisti hanno…scoperto- per molti è stata una…novità assoluta- e ammirato la Tomba romana simile a quelle del Parco archeologico, su cui si affaccia l’eccellente Antiquarium di Avella. Una Tomba, che fa placida e taciturna mostra di sé- databile al primo secolo avanti Cristo- preservata come per…miracolo. E’ un testimonianza di indubbio valore simbolico e storico-culturale, che va posta in sicurezza e tutelata. Un impegno che interpella direttamente il competente Ufficio zonale della Soprintendenza, in sinergia con le civiche amministrazioni interessate, segnatamente quelle di Avella e Baiano.
Insieme con la Tomba romana, che interloquisce con il …passato e la perennità, gli escursionisti hanno incontrato la svettante e plurisecolare quercia, che conferisce un altro tocco di armonia e di bellezza alla località. E interloquisce con…il presente.
Un altro esemplare di patriarca verde pieno di vita, con la folta chioma e la ricca tessitura dei rami, da cui è connotato quale pregiato e autentico monumento naturalistico, da immettere nella corsia dello specifico censimento di tutela e salvaguardia, previsto dalla normativa del 2014.
La meta finale dell’escursione conduceva alla Fontana del Lago, nel territorio di Sirignano. Più che un flusso ricco e abbondante, una limpida vena d’acqua sorgiva, fresca e cristallina, che scivola da una “mini-galleria” di raccolta e filtro, per correre in un ristretta gola e disperdersi a valle. La Fontana è racchiusa, come in uno scrigno, in un anfratto e per attingere l’acqua pura super leggera, spesso è necessario fare la fila. Ma non è affatto tempo…perso per la bontà che procura.
La Fontana del Lago è stata interessata da una serie d’interventi di ri-sistemazione, con i finanziamenti erogati dallo Stato, dopo gli eventi sismici del novembre dell’8’ e del febbraio dell’81. Non si è fatto risparmio di cemento, neanche a dirlo. Se ne poteva fare un utilizzo più sobrio. E sotto questo aspetto la Fontana del Lago ha certamente “perso” aspetti di quella naturalità che le erano peculiari.