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"ABELLA". Un contributo su Avella archeologica di Teresa Cinquantaquattro.

20/10/2015

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Introduzione

1. Il centro di Abella sorge in una fascia territoriale che, per il periodo preromano, è da considerarsi di confine tra il mondo sannitico irpino e il mondo campano (figg. 1, 4 e 5): l’insediamento è localizzato sulla sponda sinistra del fiume Clanis, su uno dei rilievi collinari che definiscono ad est la pianura campana. La posizione geografica, strategica per il controllo del percorso naturale che attraverso il valico di Monteforte Irpino introduce nella valle del Sabato, collegando la Campania con l’Irpinia interna e la Puglia, spiega la lunga vita dell’insediamento, le cui origini possono essere poste su base archeologica tra la fine dell’VIII e gli inizi del VII sec. a.C.
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Figura 1 - Carta dei popoli e centri preromani.
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Figura 4 - Il territorio di Abella
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Figura 5 - Avella e il circondario (Elaborazione grafica di T. Cinquantaquattro). 1. Seminario. 2. Bosco di castello. 3. Castello di Avella. 4. Forestelle Fieno. 5. Campopiano. 6. Avella: necropoli di S. Paolino. 7. Avella: abitato antico. 8. Avella: necropoli di S. Nazzaro. © DR
2. Per il periodo romano Strabone (5, 4, 11) cita Abella insieme a Suessula, Atella, Nola, Nuceria ed Acerrae tra le città della Campania; Plinio il Vecchio (Nat., 3, 63) la include tra i centri della I Regio.
3. Le notizie desumibili dalle fonti antiche risultano piuttosto frammentarie1. Virgilio (A., 7, 740) menziona le mura di Avella per indicare il limite verso l’entroterra del regno di Ebalo, figlio del mitico Telon e della ninfa Sebeto. Servio, nel commento al passo virgiliano (A., 7, 740), ricorda l’antico nome della città, Moera, e il suo fondatore, il mitico re Muranus; inoltre, egli riporta la tradizione secondo la quale i suoi primi abitanti sarebbero stati Greci. Un’origine greca, calcidese, è attribuita ad Avella, come alla vicina Nola, anche da Pompeo Trogo; la notizia è riportata da Giustino (20, 1, 13). Tale tradizione, che la ricerca archeologica ha dimostrato del tutto infondata, è da interpretare come frutto della propaganda politica attuata da ambienti napoletani, allo scopo di creare una saldatura politica tra la città greca della costa e i centri indigeni dell’entroterra2. Il centro di Abella, che coincide con l’attuale Avella, risulta occupato senza soluzioni di continuità dalla fine dell’VIII – inizi del VII sec. a.C. all’età tardo-antica, periodo dopo il quale fu progressivamente abbandonato3.
1 Colucci Pescatori 1984, 339.
2 su tale tradizione: Cassola 1986, 75; Mele 1985, 105-106; Cerchiai 1995, 182.
3 Cinquantaquattro 2000; Cinquantaquattro et alii
2003; Ebanista 2004.
4. Nelle sue prime fasi di vita Abella è da collocare tra i centri indigeni della Fossakultur campana; si rilevano molte similitudini, per quanto concerne la cultura materiale, con l’area sannitica caudina (in particolare con Caudium4) e con i centri della mesogaia campana, come Nola e Calatia. La maggior parte della documentazione archeologica proviene dalle due necropoli situate in località S. Nazzaro e in località S. Paolino, ai lati opposti dell’area destinata fin dalle origini ad ospitare l’abitato (fig. 6). Le evidenze funerarie forniscono un quadro esaustivo delle diverse fasi di vita dell’insediamento, mostrando fino al periodo arcaico lo svilupparsi di una comunità strutturata, in cui emergono fenomeni di verticalizzazione sociale5. Il periodo sannitico, contrassegnato nelle necropoli dal diffondersi delle tombe a cassa di tufo, mostra molte affinità con i centri sannitici dell’interno.
4 cfr. Johannowsky 2006, 296.
5
Cinquantaquattro 2006-2007; Cinquantaquattro 2009b; Cerchiai 2010, 46-48.
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Figura 6 - Avella, pianta della città. © DR
5. Ancora incerte risultano le tappe del processo che portò alla romanizzazione di Avella; è probabile che l’insediamento sia passato sotto il controllo romano già alla fine del IV sec. a.C, come la vicina Nola, che nel 313 a.C. si arrese all’esercito romano (D. S., 19, 101, 3); la conservazione della lingua osca nei documenti pubblici ufficiali almeno fino allo scorcio del II sec. a.C., come dimostra tra le altre epigrafi il Cippo abellano, testimonia che il centro mantenne una certa autonomia, anche se le magistrature della città in quell’orizzonte cronologico erano ormai improntate al modello romano.
6. L’unico episodio bellico tramandato dalle fonti risale al periodo della guerra sociale, circostanza nella quale la città rimase fedele a Roma e per tale motivo, nell’87 a.C., fu incendiata dai Sanniti di Nola6.
6 Gran. Lic., 35, 20, 8 Flemisch
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7. Sulla base delle iscrizioni è stato dedotto che nella prima età imperiale Abella ebbe lo statuto di colonia, retta da duoviri7; sulla base di un passo di Sallustio8, secondo alcuni studiosi la deduzione risalirebbe invece già ad età sillana9 e potrebbe spiegarsi con la volontà di risollevare la città dopo la sua distruzione ad opera dei Nolani10.
7 CIL X, p. 136; 1202; 1204; 1210; 1211; 1216; 1218; 1219.
8 Hist., 3, fr. 97 Maurenbrecher.
9 Mommsen 1883; Degrassi 1958, 320; Gabba 1973, 174; Campanile, Letta 1979, 68, n. 171.
10
Cassola 1992, 113.
8. Con l’ordinamento augusteo, Abella fu inserita nella I Regio11 e iscritta alla tribù Galeria12. Sulla base di quanto attestano le iscrizioni13 anche con la riforma dioclezianea e l’istituzione delle Prouinciae la città fece parte della Campania; Abella compare tra le città beneficiarie degli alimenta elargiti da Traiano14. Il Liber coloniarum definisce Abella municipium e ricorda la distribuzione del suo agro ad opera di Vespasiano o di un suo successore15: Liber coloniarum, L 230, 18-28: Abella, municipium. Coloni uel familia imperatoris Vespasiani iussu eius acceperunt. Postea ager eius in iugeribus militi est adsignatus («Avella, municipio. I coloni o la familia dell’imperatore Vespasiano la ricevettero per suo decreto. Dopo il suo agro fu assegnato in iugeri ai soldati»).
11 Hülsen, RE, I, 1894, s.v. Abella; Nissen 1902, II.2, 754-755; Thomsen 1966.
12 Silvestrini 2001, 272; Taylor 1960, 111-114, 161, 272; Camodeca 2010a.
13 CIL X, 1199; Thomsen 1966.
14 CIL X, 1216; Cassola 1992, 134.
15 Chouquer et alii 1987, 219, n. 14; 230, n. 402.
9. In età romana, il territorio di Abella si estendeva su un’area i cui confini a nord e ad est coincidevano probabilmente con limiti naturali (fig. 4). I monti d’Avella rappresentano a nord la frontiera tra il territorio della città campana e quello di Caudium, che Augusto assegnò a Beneuentum. Con la creazione delle regioni augustee, il limite tra i territori di Abella e Beneuentum si confonde ormai con quello tra la regio I et la regio II16. Il massiccio del Partenio delimita la frontiera orientale di Abella e quella occidentale del territorio di Abellinum, che si estendeva almeno fino alla linea di cresta; H. Nissen riteneva che questo rilievo montuoso costituisse il confine tra la Regio I ad ovest e la Regio II a nord-est17. Il limite orientale del territorio, a sud del massiccio del Partenio, doveva passare in prossimità del passo di Monteforte Irpino.
16 Beloch 1926, 541; Thomsen 1966, 74.
17 Nissen 1902, II.2, 754-755; Kiepert 1996, tavv. XIX e XX; CIL
 X, tav. III.
10. A sud e ad ovest, quindi in rapporto al territorio della vicina Nola, i confini amministrativi sono più problematici. La questione era già stata sollevata da Th. Mommsen il quale, malgrado ritenesse più verosimile la loro pertinenza al territorio di Nola18, decise di inserire le iscrizioni trovate a Roccarainola e Gargani tra quelle di Abella. È probabile infatti che il territorio di quest’ultimo centro non si estendesse molto verso ovest e che il confine tra le due città fosse da collocare subito ad est delle attuali località di Tufino e Roccarainola.
18 CIL X, p. 137.
11. Molteplici lacune sussistono ancora nella ricostruzione topografica dell’abitato di Abella, soprattutto per il periodo precedente l’età tardo-repubblicana. L’insediamento, forse difeso da una cinta muraria in blocchi di tufo già in età sannitica, nel II sec. a.C., in concomitanza con un intervento di ristrutturazione urbanistica, fu dotato di una cinta muraria in opera incerta, individuata sul limite orientale della città. L’intervento di pianificazione urbana è da leggersi probabilmente come effetto dell’avvenuta romanizzazione: una maglia regolare di strade, con tre assi viari nord-est/sud-ovest e una serie di strade ortogonali, scandiva i diversi isolati di abitazione. L’anfiteatro è l’unico fra i monumenti pubblici, alcuni dei quali documentati dalle iscrizioni, che è stato individuato e scavato: sorto nel corso del I sec. a.C. a ridosso delle mura di fortificazione, si trova nell’angolo sud-orientale della città. Non sono stati invece ancora localizzati alcuni monumenti la cui esistenza è nota grazie alle testimonianze epigrafiche: il teatro19, la basilica20 e la piscina21.
19 CIL X, 1217.
20 CIL X, 1208.
21 CIL
X, 1210.
12. Tra la tarda età repubblicana e la prima età imperiale le emergenze più significative provengono dalle necropoli, dove si registrano interventi di monumentalizzazione di alcuni settori funerari: il paesaggio suburbano, lungo gli assi viari che da Abella conducevano, da un lato, verso Nola e la pianura campana, dall’altro verso Abellinum e l’Irpinia, è infatti costellato di monumenti funerari di diversa tipologia; si tratta, fra gli esempi più antichi, di monumenti a camera semi-ipogea con copertura a botte e tre letti funerari22, e, fra quelli più recenti, di mausolei del tipo ‘a conocchia’.
22 Scatozza Höricht 1996.
13. È difficile tentare di ricostruire con esattezza le vicende urbanistiche dell’insediamento dopo tale periodo; dalla documentazione disponibile, sembra che si registri un progressivo fenomeno di disgregazione del tessuto urbano con il concentrarsi delle aree abitative lungo le strade principali. In loc. Santissimo, in un’area centrale dell’insediamento antico, recenti scavi hanno portato alla luce alcuni edifici di carattere monumentale, tra cui un criptoportico, da ricondurre a un’area pubblica della città (il foro?). Il complesso, organizzato su due terrazze poste a diversa quota e separate da un colonnato, fu utilizzato fino al periodo romano imperiale avanzato e, nelle ultime fasi di frequentazione – come attesterebbero i graffiti individuati sull’intonaco di rivestimento di uno degli ambienti – fu sede probabilmente di un luogo di culto paleocristiano (scheda Avella, Santissimo). Sui suoi crolli fu inserita una sepoltura a cassa, segno evidente del decadere del carattere ‘urbano’ di questa parte dell’insediamento già prima che i depositi vulcanici riferibili all’eruzione di Pollena (fine V – inizi del VI sec. d.C.) ne provocassero la definitiva obliterazione.
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14. La presenza di sepolture nell’area della città, mai registrata per i periodi precedenti, è indizio di un evidente fenomeno di ‘ruralizzazione’; pur in un quadro di generale decadenza, la città si rivela tuttavia ancora attiva nel IV e V sec. d.C. Un’iscrizione rinvenuta a Cimitile23 fa riferimento a lavori di ricostruzione urbana ad opera di Barbaro Pompeiano, consolare della Campania nel 333 d.C. e ricorda che i lavori furono effettuati tramite l’estrazione dei materiali necessari dalle cave e non dai monumenti in rovina24.
23 CIL X, 1199 = ILS 5510.
24 Jones et alii 1971, 712-713.
15. Paolino da Nola, agli inizi del V sec. d.C. racconta inoltre che la città, definita devota, concesse l’acqua delle sue sorgenti al centro di Cimitile, fornendo la manodopera per la costruzione dell’acquedotto25.
25 Paul. Nol., carm. 21, 704 sgg.; Remondini 1747, 273-274.
16. In queste ultime fasi di vita l’insediamento, dal quale provengono alcune epigrafi databili tra la fine del V e il VI sec. d.C.26 è ormai probabilmente frammentato in piccoli nuclei insediativi, all’interno dei quali un ruolo catalizzatore devono aver giocato i nuovi luoghi di culto cristiani.
26 Lambert 2008, 17-18; CIL X, 1229 = ILCV 1790; CIL X, 1230 = ILCV 3478; CIL X, 1232
17. Fonti epigrafiche alto-medievali ricordano l’esistenza di due chiese, dedicate la prima alla beata Marina martire, la seconda al beato Pietro (scheda Avella, S. Pietro). Se l’ubicazione della prima resta incerta27, la ricerca archeologica ha di recente individuato i resti della seconda chiesa, in contiguità con l’attuale chiesa di S. Pietro, nel centro storico di Avella.
27 Ebanista 2004, 315-319.
18. Una localizzazione extra-urbana aveva invece la Basilica sorta in località S. Paolino, nell’area precedentemente occupata da sepolture di età orientalizzante-arcaica e di età imperiale (scheda Avella, S. Paolino).
19. Tra la fine del V secolo e gli inizi del VI d.C., gli eventi vulcanici legati alla cosiddetta eruzione di Pollena dovettero avere pesanti conseguenze sull’insediamento, provocandone probabilmente l’abbandono. Gli eventi successivi aprono un altro capitolo della storia di Avella contrassegnato dalla nascita del centro fortificato longobardo sulla collina del Castello, sulla sponda destra del fiume Clanis28.
28 Cinquantaquattro et alii 2003.
20. Per quanto attiene ai luoghi di culto, per l’età preromana non si conoscono attestazioni sicure riferibili ad aree sacre urbane; il rinvenimento sporadico di ceramica miniaturistica da diversi settori dell’abitato antico (fig. 6) potrebbe indicare la presenza di spazi per la ritualità, che in molti casi potrebbero però rivelarsi di ambito domestico29.
29 Cinquantaquattro 2000, fig. 2.

21. All’esterno della città è noto un santuario suburbano in loc. S. Candida, la cui documentazione è compresa tra il VI e il II sec. a.C. (scheda Avella, S. Candida); un secondo è ipotizzabile sulla via Carmignano, che potrebbe ricalcare un percorso viario antico (scheda Avella, Carmignano).
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22. Sempre per il periodo preromano sono noti almeno tre luoghi di culto extraurbani: due sono ubicabili con una certa attendibilità in loc. Campopiano e in loc. Seminario (schede Avella, Campopiano; Avella, Seminario); il terzo, rappresentato da un santuario di Ercole (scheda ubicazione incerta, Santuario di Ercole), non è mai stato individuato, nonostante ad esso sia collegato uno dei più importanti documenti epigrafici in lingua osca, il Cippo abellano.
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23. Ad Ercole rimanda il ritrovamento in località Paenzano (a ca 2 km da Abella, sulle colline che separano questa da Nola) di due statuette di bronzo raffiguranti l’eroe stante, con clava e leonté (fig. 18). Dai dati di scavo non è chiara la relazione tra il contesto di rinvenimento, un’area contrassegnata dalla presenza di piccole fosse (depositi votivi?) dalle quali è stata recuperata anche un’armilla miniaturistica di bronzo con estremità a testa di serpente (III sec. a.C.), e le strutture rinvenute poco più a sud, databili tra l’età tardo-ellenistica e l’età imperiale, riferite dagli scopritori ad una villa30.
30 Cinquepalmi 1988.
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Figura 18. Avella, Paenzano. Statuette di Ercole (Foto Soprintendenza Salerno). © DR
24. Dal quadro illustrato emerge un dato significativo: i luoghi di culto suburbani e extraurbani sembrano non restituire più evidenza a partire dal II-I sec. a.C., momento cruciale per le sorti politiche della città di Abella che, ricordiamo, nell’87 a.C. fu incendiata dai Sanniti di Nola per la sua fedeltà a Roma. Il fenomeno dell’abbandono dei luoghi di culto nel territorio, evidentemente teatro di scontri bellici, mostra una significativa concomitanza con il fenomeno di ristrutturazione urbana, che si traduce nella realizzazione di un piano urbanistico regolare.
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25. Per il periodo romano le divinità oggetto di culto sono individuabili soltanto su base epigrafica: Apollo (scheda ubicazione incerta, Apollo), Iuppiter (cfr. infra sacerdozi, cultores Iouis), Venus Iovia (scheda ubicazione incerta, Venus Iovia). Una aedicula, verosimilmente privata, è attestata epigraficamente (scheda ubicazione incerta, aedicula). L’iconografia dei culti orientali è invece rappresentata da una unica statuetta fittile conservata al British Museum di Londra, di probabile fabbrica egiziana, della regione del Fayoum31. La statuetta riproduce Isis al centro tra Arpocrate a destra e Anubis a sinistra32.
31 LIMC, I.1, s.v. Anubis, n. 61.
32 BMTerracottas, 353 n. D 285; Tran Tam Tinh 1972, 17, 81-82, fig. 26; De Vos, De Vos 1980, 68; Brica
(...)

Sacerdozi e cariche religiose

26. Una sacerdotessa pubblica legata al culto di Venere Iovia sembrerebbe attestata da un’iscrizione non più reperibile (scheda ubicazione incerta, Venus Iovia).
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27. Un augur è attestato in CIL X, 1203, un’epigrafe su un blocco di calcare oggi collocato nel cortile di P.zo Pescione, al di sopra un capitello: [---a]uguri tr(ibuno) mili[tum…] / [---Ae?]mili[us] + [---] («(A...), augure, tribuno militum (…) [Ae?]milius [---]»). H. Solin, che ha ripubblicato l’epigrafe datandola alla prima età imperiale (Solin 2007, 5317-5318, n. 2), ipotizza possa trattarsi di un sacerdozio municipale accompagnato dalla carica del tribunato militare.
​

28. L’esistenza di un collegio di cultores Iouis è ricordata da un’epigrafe33 attualmente conservata ad Avella là dove la vide Th. Mommsen, ovvero, davanti al Palazzo Ducale in piazza Municipio (fig. 7); sarebbe stata rinvenuta nella regione suburbana detta di Cortalupino. Si tratta di una base di statua in calcare bianco, originariamente collocata in un luogo pubblico (probabilmente il foro) della città romana, come si evince dalla clausola finale dell’iscrizione34: N(umerio) Pettio, N(umerii) f(ilio), / Gal(eria tribu)s, Rufo, / IIuir(o), q(uaestori) aliment(orum) / q(uaestori) pec(uniae) publicae/ curatori frument(i), / cultores Iouis / ob merita eius. / L(ocus) D(atus) D(ecreto) D(ecurionum) («A Numerio Pettio Rufo, figlio di Numerio, della tribù Galeria duoviro, questore degli alimenta, questore del denaro pubblico, curatore dei frumenta, i cultores Iouis per i suoi meriti. Luogo dato per decreto dei decurioni»); sul lato sinistro fascio a rilievo (fig. 7).
33 CIL X, 1216; Beloch 1964, 413, n. 518; Remondini 1747, 264; Napolitano 1922, 105, n. XXVIII.
34 Petraccia Lucernoni 1988, 80-81, n. 109.
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Figura 7 - Avella, iscrizione dei cultores Iouis (faccia e lato sinistro) (Foto Soprintendenza Salerno).
29. L’iscrizione è databile in età traianea/post-traianea. Il nomen Pettius è di origine campana (attestazioni su epigrafi o bolli oschi ad Acerra e Capua) e identifica a Nola un senatore vissuto al tempo delle guerre annibaliche35; un N. Pettius è attestato inoltre come padrone di uno schiavo di Delo36.
35 Liv., 23, 43, 9-44.
36
De Caro 1997b, 458 sgg.
30. Nell’iscrizione CIL X, 1209 è citato un magister augustalium37; Mommsen la inserisce tra i tituli riferiti ad Abella, anche se fu rinvenuta a Gargano, vicino Roccarainola, nella diocesi di Nola: Diis Manib[us] / Q(uintus) Calidius Epaphro/ditus, mag(ister) Aug(ustalium), / quaestor / uiuos sibi et / Critoniae Amar[y]l/lidi uxori. / Hoc m(onumentum) s(iue) s(epulcrum) est h(eredem) n(on) s(equatur) («Agli Dei Mani. Quinto Calidio Epaphrodito, magister Augustalium, questore, da vivo, per se e per la moglie Critonia Amarillide. Questo monumento o sepolcro non spetta agli eredi»). L’iscrizione è databile ipoteticamente alla fine del I o al II sec. d.C.
37 Duthoy 1978, 1286-1287, n. 257.
31. Un’epigrafe38 ricorda invece un augustalis bisellarius. Si tratta di una base di statua oggi ubicata davanti al P.zo Ducale di Avella: N(umerio) Plaetorio Oniro, / Augustali / Bisellario, / honorato ornamentis / decurionalibus, / populus Abellanus / aere conlato, quod / auxerit ex suo ad / annonariam pecuniam / (sestertium) (decem millia) n(ummum) et uela(rium?) in thaeatro (sic) / cum omni ornatu / sumptu suo dederit / L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum) («A Numerio Pletorio Oniro, augustale bisellario, onorato con gli ornamenti (insegne) dei decurioni, il popolo abellano, raccolto il denaro, poiché contribuì ad aumentare con il suo denaro la subvenzione dell’annona con 10.000 sesterzi e diede a proprie spese il velario con ogni ornamento nel teatro. Luogo dato per decreto dei decurioni»).
38 CIL X, 1217 = ILS 5651.
32. Testimonianza del culto di Ercole sarebbe un’iscrizione non riportata nel CIL, ma da J. Beloch39. La stessa epigrafe è riportata da G. Remondini40. Il Mommsen la espunse come falsa (CIL X, p. 7*, 166*: M(arcus) Lucceius, M(arci) f(ilius), / Anaximander, praef(ectus) / Abellae / Hercul(i) dicauit).
39 Beloch 1964, 413, n. 515 a; I.N. 1871. Atripalda, Villa de Sanctis.
40
Remondini 1747, n. CXXXV, p. 265-266, da Atripalda.
33. In CIL X, 1197 è riportata un’iscrizione vista da Mommsen nel monastero dei Padri Minori dell’Annunziata, nella quale si cita un’edicola (scheda ubicazione incerta, aedicula).
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34. ETÀ PREROMANA
Luoghi di culto suburbani
Avella, Carmignano
Avella, S. Candida
Luoghi di culto extraurbani
a. Luoghi di culto pubblici
Ubicazione incerta, santuario di Ercole gestito in comune da Nola e Avella
b. Luoghi di culto (statuto incerto)
Avella, Campopiano
Avella, Seminario
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35. ETÀ ROMANA
Luoghi di culto extraurbani
Avella, Cerreto
Luoghi di culto d’ubicazione incerta
a. Luoghi di culto pubblici
Ubicazione incerta, Venus Iovia
b. Luoghi di culto privati?
Ubicazione incerta, aedicula
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ETÀ TARDO-ANTICA
Luoghi di culto urbani
Avella, S. Pietro, chiesa
Avella, Santissimo
Luoghi di culto extraurbani
Avella, S. Paolino, basilica
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Bibliografia
Beloch 1926: K.J. Beloch, Römische Geschichte bis zum Beginn der Punischen Kriege, Berlin 1926.
Beloch 1964: K.J. Beloch, Campanien. Geschichte und Topographie des Antiken Neapel und seiner Umgebung, Roma 1964.
BMTerracottas: H.B. Walters, Catalogue of the Terracottas in the Department of Greek and Roman Antiquities, British Museum, London 1903.
Bricault 2001: L. Bricault, Atlas de la diffusion des cultes isiaques: ive s. av. J-C. – ive s. apr. J.-C., Paris 2001.
Camodeca 2010a: G. Camodeca, «Regio I (Latium et Campania): Campania», in Silvestrini 2010, 179-183.
Campanile, Letta 1979: E. Campanile, C. Letta, Studi sulle magistrature indigene e municipali in area italica, Pisa 1979.
Cassola 1986: F. Cassola, «Problemi di storia neapolitana», in Neapolis, Atti del XXV Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto, 3-7 ottobre 1985, Taranto 1986, 37-81.
Cassola 1992: F. Cassola, «La conquista romana. La regione fino al V secolo d.C.», in Pugliese Carratelli 1992, 105-113.
Cerchiai 1995: L. Cerchiai, I Campani, Milano 1995.
Cerchiai 2010: L. Cerchiai, Gli antichi popoli della Campani. Archeologia e storia, Roma 2010.
Chouquer et alii 1987: G. Chouquer, M. Clavel-Leveque, F. Favory, J.-P. Vallat, Structures agraires en Italie centro-méridionale. Cadastres et paysages ruraux, Roma 1987 (EFR, 100).
Cinquantaquattro 2000: T. Cinquantaquattro, «Abella, un insediamento della mesogaia campana: note di topografia», AION(archeol), n.s., 7, 2000, 61-85.
Cinquantaquattro et alii 2003: T. Cinquantaquattro, D. Camardo, F. Basile, «Il Castello di Avella (AV): le indagini archeologiche sulla rocca», in R. Fiorillo, P. Peduto (a cura di), Atti del III Congresso Nazionale di Archeologia Medievale, Firenze 2003, 355-361.
Cinquantaquattro 2006-2007: T. Cinquantaquattro, «Rituale funerario e dinamiche di genere nel mondo indigeno della mesogaia campana: il caso di Avella», AION(archeol), n.s., 13-14, 111-134.
Cinquantaquattro 2009b: T. Cinquantaquattro, «Organizzazione e uso delle aree funerarie: le necropoli di Avella tra VII e V sec. a.C.», in R. Bonaudo, L. Cerchiai, C. Pellegrino (a cura di), Tra Etruria, Lazio e Magna Grecia: indagini sulle necropoli, Paestum 2009, 119-142.
Cinquepalmi 1988: M.L. Cinquepalmi, «Avella. La villa romana di località Paenzano», in Maggio 1998, 84-86.
De Caro 1997b: S. De Caro, «Acerra (NA) Bolli oschi su tegole», SE, REI, 63, 1997, 459-461.
Degrassi 1959: A. Degrassi, «L’amministrazione delle città», in Guida allo studio della civiltà romana antica, I, Napoli 1959² (1952), 303-330.
De Vos, De Vos 1980: M. De Vos, A. De Vos, L’egittomania in pitture e mosaici romano-campani della prima età imperiale, Leiden 1980.
Duthoy 1978: R. Duthoy, «Les Augustales», in ANRW, 16, 2, Berlin, New York 1978, 1254-1309.
Ebanista 2004: C. Ebanista, «Testimonianze di culto cristiano ad Avella tra tarda antichità e medioevo», in A.V. Nazzaro (a cura di), Giuliano D’Eclano e l’Hirpinia cristiana, Atti del Convegno, 4-6 giugno 2003, Napoli 2004, 287-363.
Gabba 1973: E. Gabba, Esercito e società nella tarda Repubblica romana, Firenze 1973.
Kiepert 1996: H. Kiepert, Formae Orbis Antiqui, Roma 1996 [ristampa anastatica].
Johannowsky 2006: W. Johannowsky, «Note preliminari sulla situazione etnica e culturale in età arcaica tra Campania, Irpinia e Lucania», in D. Caiazza (a cura di), Samnitice loqui. Studi in onore di Aldo Prosdocimi per il premio i Sanniti, Piedimonte Matese 2006, 289-296.
Jones et alii 1971: A.H.M. Jones, J.R. Martindale, J. Morris, The Prosopography of the later Roman Empire, I, Cambridge 1971.
Lambert 2008: C. Lambert, Studi di Epigrafia Tardoantica e Medievale in Campania, I. Secoli IV-VII, Firenze 2008.
Mele 1985: A. Mele, «La città greca», in Napoli Antica, Catalogo della mostra, Napoli 1985, 103-108.
Mommsen 1883: T. Mommsen, «Die italischen Bürgercolonien von Sulla bis Vespasian», Hermes, 18, 1883, 161-213 = Gesammelte Schriften V, Historische Schriften II, Berlin 1908, 203-253.
Napolitano 1922: L. Napolitano, Memorie archeologiche e storiche di Avella, Castellammare di Stabia 1922.
Nissen 1902: H. Nissen, Italische Landeskunde, Berlin 1893-1902.
Petraccia Lucernoni 1988: M.F. Petraccia Lucernoni, I questori municipali dell’Italia antica, Roma 1988.
Remondini 1747: G. Remondini, Della Nolana Ecclesiatica Storia, II, Nola 1747.
Scatozza Höricht 1996: L.A. Scatozza Höricht, «Ideologia funeraria e società ad Avella nel II sec. a.C.», in C. Montepaone (a cura di), L’incidenza dell’antico. Studi in memoria di Ettore Lepore, III, Napoli 1996, 489-518.
Silvestrini 2001: M. Silvestrini, «La diffusione della tribù Galeria in Irpinia e Apulia», in E. Lo Cascio, A. Storchi Marino (a cura di), Modalità insediative e strutture agrarie nell’Italia meridionale in età romana, Bari 2001, 267-283.
Taylor 1960: L.R. Taylor, The Voting Districts of the Roman Republic, Roma 1960.
Thomsen 1966: R. Thomsen, The Italic regions from Augustus to the Lombard invasion, Rome 1966 [ristampa anastatica dell’ed. Copenhagen 1947].
Tran Tam Tinh 1972: V. Tran Tam Tinh, Le culte des divinités orientales en Campanie en dehors de Pompéi, de Stabiae et Herculaneum, Leiden 1972 (EPRO 27).
Teresa Cinquantaquattro, ex Direttore dell’Ufficio archeologico e dell’Antiquarium di Avella (AV), attualmente Soprintendente per i Beni archeologici della Puglia con sede a Taranto.
© Collège de France, 2013
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DOORS OF MEMORY di Eleanor M. Imperato

10/10/2015

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"Attraverso l'obiettivo della mia macchina fotografica ho trovato la chiave per aprire le porte della memoria che conducono ai tesori del passato". 
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"Le porte della memoria". Ricordi di Avella dell'artista italo-americana  Eleanor Maiella Imperato, in mostra presso la Galleria d'Arte Queensborough Community College -  222-05 56th Avenue, Bayside, New York 11364 - dal 8 ottobre 2015 al 10 gennaio 2016.
Insieme alla mostra di 25 fotografie originali di vecchie porte e finestre, un saggio della stessa autrice che vuole rendere omaggio al suo paese natale, Avella. Le porte e le finestre simboleggiano i suoi ricordi, gli antenati e la sua infanzia, trascorsa tra splenditi panorami di montagna e le mura di un abitato dominato dal castello medievale sulla collina.
​Un arco aggraziato sopra una porta blu invecchiata dal tempo, un'apertura buia fiancheggiata da pareti che assomigliano a fregi su un antico tempio in rovina, un portale che rivela una scena che ricorda un dipinto rinascimentale, ecc., e per ultima una foto di arbusti che fuoriescono da una porta chiusa a simboleggiare che la vita nasce di nuovo da antichi segreti sepolti sotto la terra. "Attraverso l'obiettivo della mia macchina fotografica ho trovato la chiave per aprire le porte della memoria che conducono ai tesori del passato". 
"I ricordi della mia città natale, Avella in Italia, sono sempre stati permeati dal calore della famiglia, dai panorami di montagna, e dalla sempre presente vista di un castello medievale su di una collina. A casa a New York, ho scritto poesie e ricordi delle mie prime esperienze ad Avella. Tuttavia, durante le mie visite di ritorno, mi sono divertita a camminare per tutto il paese scattando fotografie. Ben presto divenne chiaro che stavo creando un saggio dei miei sentimenti per Avella; non a parole, ma con le fotografie. Mi sono concentrata su vecchi edifici, vecchie porte, mura fatiscenti. Insieme alla visione di vernice scrostata e di legno grezzo, la luce del sole e le ombre mi parlavano di longevità e resistenza. Ho cominciato a vedere antiche porte e finestre come aperture nei ricordi della mia infanzia ad Avella. Mi hanno fornito un apprezzamento del passato di Avella e la vita dei miei antenati. Inoltre, servivano anche come contrasto al presente, quando fotografavo le porte moderne. Ancora più importante, però, è stata la conferma di quanto significasse veramente per me l’essere nata in questa cittadina. In questo saggio fotografico, cerco di condividere il senso di radicamento nella terra della mia nascita che si incarna nelle vecchie porte e finestre. Sono canali tra la mia eredità italiana e la mia lingua madre italiana, da un lato, e la mia identità americana adottata e la lingua inglese, dall’altro. Spero che gli spettatori, immigrati e non, sentiranno quell’attrazione primordiale che affiora nei nostri cuori, senza sminuire il forte senso d’identità che proviamo per il posto che chiamiamo casa. Cominciando con il castello, il simbolo iconico di Avella e il faro che mi attrae sempre, le foto invitano il pubblico a condividere la mia prospettiva intima su Avella. Come i vecchi portoni, Avella è bella nel suo legno stagionato; è giocosa nei picchi delle sue mura diroccate; è ancora forte e resistente come le serrature e i cardini delle sue porte. Soprattutto, lei è saggia. Lei sa che la vita è un paradosso. Allo stesso tempo antica e giovanile, Avella mostra la rinascita attraverso nuove aperture verso il mondo moderno come illustrato nelle due foto di una porta contemporanea ed un cancello di ferro. L’ultima foto in mostra rappresenta alberi che crescono sopra una porta chiusa a chiave. Ciò suggerisce che la vita sgorga di nuovo da antichi segreti sepolti sotto la terra. Possono sembrare rinchiusi per sempre, ma attraverso l’obiettivo della mia fotocamera ho trovato la chiave, ho aperto le porte della memoria, e sono entrata svelandone il tesoro nascosto”. Eleanor M. Imperato

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Eleanor Maiella Imperato. È scrittrice e fotografa e ha viaggiato molto, in America e Europa. esplorando anche parti lontane del mondo: Timbuktu, Macau, Beirut, Teheran, Nairobi ... per non parlare della Groenlandia, le Isole Faroe, e Nome, Alaska, dove ha diretto in una gara di slitte trainate da cani! L'Antartide è la sua prossima destinazione.
Tutte queste esperienze hanno alimentato la sua creatività che ha espresso nei suoi lavori. Dopo aver fatto ricerca sul campo in Kenya, Eleanor ha curato, con il marito Pascal James Imperato, una biografia di Martin e Osa Johnson.  Woman's Work, una raccolta di poesie, è stata la sua prima pubblicazione, Purple Sins è in preparazione. Inoltre, sta collaborando con le  sorelle Patrizia e Tonia Maiella alla preparazione di un libro su esperienze italo-americani durante la fine del 1950 e 1960 a New York City.
Lei è attualmente nel Consiglio di Queensborough Community College College Fund, nonché nel Consiglio del Dipartimento Danza al Marymount Manhattan College dove ha conseguito una laurea in inglese e un Master in Liberal Studies alla New York University


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AVELLA NON È LONDRA!

10/10/2015

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​So bene che Avella non è Londra e che l’Antiquarium non è il British Museum, come so che gli inglesi per realizzare il loro museo hanno dovuto acquistare, nonché depredare, i loro reperti gelosamente custoditi.
Questo per Avella non è successo, essendo essa stessa parte dell’antica storia occidentale, i suoi reperti, per sua fortuna, li ha avuti e li ha nel sottosuolo. Facciamo soltanto attenzione, però, a non metterceli sotto i piedi.
Quando si pensa, come quasi tutti oramai ad Avella, che per valorizzare il suo patrimonio storico e paesaggistico c’è bisogno di eventi straordinari e spettacolari, in cui compare anche se soltanto da contorno, allora significa che si è persa la bussola, cioè si è persa la direzione giusta che, secondo me, è quella di utilizzare le risorse, umane, economiche e tecnologiche, nell'avviare ricerche e studi nuovi per dare pari dignità alla storia di Avella. Non possiamo accontentarci soltanto di quel poco che già sappiamo! Si possono avviare tante iniziative, tutte belle e riuscite, ma se non ci si attiene a questo obiettivo, allo spegnersi dei riflettori, Avella resterà al buio, come prima!
Oggi Avella è un proliferare di iniziative, nascono e si moltiplicano associazioni e siti web in nome della causa. Ciò è molto positivo, però, ahimè, tutti rivendicano uno spazio sulle antiche “mura” per un rendiconto in termini di immagine, economico, ecc.
Ma queste “sacre”mura avellane, secondo me, continueranno a sgretolarsi sotto il peso di questa proliferazione senza freno, se non si segue la rotta nella direzione giusta. Mi domando, inoltre, se la loro storia, sin qui raccontata, sarà sufficiente a che un giorno non si venga a noia, lasciando soli gli avellani e i loro “tesori di latta”.
Tanto è stato fatto, in questi ultimi due anni, ma i successi ottenuti, con i mezzi utilizzati, non deve far credere che la strada giusta sia la spettacolarizzazione,  a tutti i costi, degli eventi.
 Per me la rotta da seguire attraversa soprattutto il mare della “ricerca” senza la quale, una volta spente le luci,  si resta nell'acqua paludosa.
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