Questo per Avella non è successo, essendo essa stessa parte dell’antica storia occidentale, i suoi reperti, per sua fortuna, li ha avuti e li ha nel sottosuolo. Facciamo soltanto attenzione, però, a non metterceli sotto i piedi.
Quando si pensa, come quasi tutti oramai ad Avella, che per valorizzare il suo patrimonio storico e paesaggistico c’è bisogno di eventi straordinari e spettacolari, in cui compare anche se soltanto da contorno, allora significa che si è persa la bussola, cioè si è persa la direzione giusta che, secondo me, è quella di utilizzare le risorse, umane, economiche e tecnologiche, nell'avviare ricerche e studi nuovi per dare pari dignità alla storia di Avella. Non possiamo accontentarci soltanto di quel poco che già sappiamo! Si possono avviare tante iniziative, tutte belle e riuscite, ma se non ci si attiene a questo obiettivo, allo spegnersi dei riflettori, Avella resterà al buio, come prima!
Oggi Avella è un proliferare di iniziative, nascono e si moltiplicano associazioni e siti web in nome della causa. Ciò è molto positivo, però, ahimè, tutti rivendicano uno spazio sulle antiche “mura” per un rendiconto in termini di immagine, economico, ecc.
Ma queste “sacre”mura avellane, secondo me, continueranno a sgretolarsi sotto il peso di questa proliferazione senza freno, se non si segue la rotta nella direzione giusta. Mi domando, inoltre, se la loro storia, sin qui raccontata, sarà sufficiente a che un giorno non si venga a noia, lasciando soli gli avellani e i loro “tesori di latta”.
Tanto è stato fatto, in questi ultimi due anni, ma i successi ottenuti, con i mezzi utilizzati, non deve far credere che la strada giusta sia la spettacolarizzazione, a tutti i costi, degli eventi.
Per me la rotta da seguire attraversa soprattutto il mare della “ricerca” senza la quale, una volta spente le luci, si resta nell'acqua paludosa.